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Due paesi del Bellunese sgombrati perché le frane minacciano una diga
Ritorna la paura nelle valli del Cadore e dell'AgordIno
Due paesi dei Bellunese sgombrati perché le frane minacciano una diga Sono Muda-Maè e Soffranco, frazioni di Longarone (200 abitanti) • Il bacino in pericolo è quello di Pontesei, in Cadore - Il panico si impadronisce delle popolazioni: con le nuove piogge la terra slitta, trascinandosi dietro case e strade; il maltempo disturba il volo degli elicotteri; gli aiuti tardano ad arrivare in villaggi come Primiero dove la piena ha distrutto tutto - Un giornalista americano, tornato di lassù, dice: «E' l'inferno» (Dal nostro inviato speciale)
Belluno, 9 novembre. Oggi piove su quasi tutto il Bellunese. In un piccolo prato di Arten, vicino a Feltre, atterra strepitando un elicottero. Ne scende un anziano signore, che mi prende per il braccio: «Lei qui?». E' una vecchia conoscenza: il generale Ugo Luca, l'uomo che liquidò in Sicilia l'affare Giuliano. «Lei qui?», domando a mia volta. « Sono sindaco di Feltre, non lo sa? ». « Da dove arriva? *. « Arrivo dalle frazioni del mio comune, Tomo e Villaga, ai piedi del monte Tomatico, cinquemila abitanti, a tre chilometri in linea d'aria da qui. Sono isolati. Scriva che non piangono, che lavorano. Il loro più grande conforto sono gli alpini che arrivano a dare una mano alla ricostruzione ». L'alluvione del 4 novembre che ha sconvolto il Bellunese ha anche duramente colpito la valle di Primiero (Imer, Mezzano, Fiera, Transacqua, Siror, San Martino di Castrozza) : settemila abitanti: Economia: rimesse dall'estero (emigrazione) e turismo. La meno colpita sembra sia San Martino, che però è isolata, neanche l'elicottero ci può atterrare, perché non dispone nemmeno di un fazzoletto di terra sgombero e adatto per l'approdo. I paesi del Primiero e del vicino Canal San Bovo dipendono amministrativamente dalla Regione Trentino-Alto Adige. Ma la geografia li fa più vicini a Belluno e qui infatti gravita la popolazione, su Feltre, con tutti i suoi intercessi e le sue richieste di aiuto. Questo dissidio tra amministrazione e geografia ha creato un vuoto di soccorso. Le prime notizie sul disastro nel Primiero sono arrivate a Feltre soltanto domenica e il primo elicottero per quella valle ha potuto partire soltanto ieri. Trento ha i suoi guai e tira a scaricare i compiti dell'assistenza su Belluno. Ma di guai ne ha anche Belluno, fin troppi. Morale: ci sono volute ventiquattro ore per scoprire che questa valle era isolata e bisognosa di soccorso. Domando al segretario comunale di Feltre, che è qui anche lui sull'improvvisato eliporto di Arten, in che misura le richieste di aiuti che arrivano da Primiero sono soddisfatte. «Nella misura del venticinque per cento. Dì più non possiamo, perché non ci sono elicotteri ». Il settantacinque per cento delle richieste insoddisfatte riguarda (in ordine di urgenza): materiale elettrico, perché Primiero a cinque giorni dall'alluvione è ancora al buio; e poi tubazioni, viveri, mezzi meccanici per 10 sterro e il carburante per farli camminare. Quando si potrà arrivare per via di terra? Difficile dirlo. Da tutte le possibili vie d'accesso sta avanzando un piccolo esercito di ruspe: si fanno largo in mezzo alle slavine, aprendo il sentiero, che poi sarà allargato da altre macchine che seguiranno alle loro spalle. Ma davanti ai fiumi si debbono fermare. Si aspettano i ponti Bailey, ma non c'è speranza che ne arrivino in quantità sufficiente e in tempo, prima di nuove piogge e di nuove frane, e prima delle nevicate. Le nevicate, non si sa se desiderarle oppure temerle: se arrivano bloccano le frane ma fermano anche l'opera delle scavatrici con le quali si cerca di ricucire il tessuto stradale del Bellunese e del Trentino tagliuzzato in cento punti. Nel piccolo prato di Arten atterra un elicottero della Setaf (Comando Usa) che fa la spola tra qui e le valli del Primiero. Ne sbarcano due donne, tre bambini sui due-tre anni, con la cuffia di lana in testa, e due ragazze in calzoni e giubba a vento: Giuseppina Lott e Giuliana Dell'Antonia. «Di dove arrivate?». «Da Fiera di Primiero». «Com'è la situazione lassù? ». «Un disastro». «Ditemi, per favore, qual è l'episodio che vi ha impressionate di più». «Prima di partire abbiamo visto il vicesindaco di Canal San Bovo che entrava in Municipio di Fiera, disperato. Diceva: "Abbiamo ventidue case distrutte, siamo senza viveri, senza strada, senza acqua e con tanta paura che ci cadano addosso altre frane "». Giuseppina e Giuliana sono impiegate dei telefoni a Feltre; ritornano per riprendere il servizio; erano salite il 4 novembre a Fiera di Primiero per un giorno di vacanza in famiglia. Sono rimaste lassù, bloccate, fino a questo momento. «Ditemi un altro fatto che vi ha colpito in questi giorni ». «La situazione più grave è a Mezzano. Stanotte tutti gli abitanti di Mezzano sono scappati dalle loro case e si sono rifugiati a Fiera di Primiero perché si teme la caduta di altre frane. La gente non è tranquilla ». La gente non è tranquilla. La pioggia ha ricominciato a cadere. La terra ha ricominciato a muoversi. A Pos di Alpago si segnalano due case che sono slittate di sei metri con tutto il terreno e le fondamenta. Sono rimaste intatte, ma la gente è impressionata. Non è normale vedere case che camminano., A S. Stefano di Cadore sono le case che tengono ferma una frana che minaccia di crollare sulla sede stradale. Nello Zoldano cadono frane. I carabinieri questa sera hanno bloccato la strada di Alemagna vietando di salire oltre Longarone. Nel bacino del Maè sono cadute frane e la grande diga che lo sbarra, a Pontesei, desta preoccupazioni. Per timore di un nuovo Vajont si prendono tutte le cautele: stasera alle 19, mentre pioveva fitto, il sindaco di Longarone, dott. Protti, ha ordinato l'immediata evacuazione dei 200 abitanti delle due frazioni di Soffranco e MudaMaè, minacciate dalla diga. Il maltempo disturba il volo degli elicotteri. Quest'oggi, alle lù,30, il maggiore Klopp del comando Setaf, che manovra l'unico elicottero disponibile per Primiero, ha deciso di sospendere i voli. «Il mio servi zio per quest'oggi è finito ». «E domani?», gli hanno chie sto, preoccupati, gli ufficiali della brigata « Cadore » che smistano il traffico dell'improvvisato eliporto di Arten. «Do mani, se l'ambasciata americana darà ordine al mio comando, sarò ancora qui, se no, pazienza. Good-by!». Detto questo, il maggiore risale a bordo con i suoi uomini, ti tenente Cathey e il sergente Trippet. In uno sbattere di pale l'elicottero riparte. Sul campo restano quintali di coperte, sacchi di pasta e di formaggini, medicinali, scatolame. Chiedo a un giornalista americano, Ernesto Lotito, che lavora per l'agenzia « V. P. » e c'ie è appena arrivato da Primiero: «Per favore, dimmi in poche parole che cosa hai visto lassù!». «The hell» (L'inferno). «In quale località?». « Dappertutto ». « Come è fatto questo inferno?». «E' fatto così: le rocce e gli alberi sono in mezzo alla strada, il fiume è dentro le case. A Mezzano ho domandato: "Questo fiume scorreva qui cinque giorni fa?". Mi hanno risposto: "No, signore, scorreva più lontano: qui erano le nostre case!"». «Che cosa c'era in questo fiume? « Automobili, masserizie, e poi le case distrutte ». « La gente cosa dice?». «Dice: "Poveri noi, adesso arriva l'inverno turisti non saliranno quassù perché non c'è la strada e per che non abbiamo niente da offrìre. Poi arriverà la primavera e sarà anche peggio, perché con lo sgelo ci saranno altri disastri. D'inverno quassù non si può lavorare e l'inverno è lungo fino ad aprile " ».
Gigi Ghirotti